La giornata dell’infanzia, di Kian Corisi e Gabriele Zugni

Il 20 novembre si celebra in tutto il mondo la Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza; la data ricorda il giorno in cui l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò, nel 1989 a New York, la Convenzione ONU sui diritti dei bambini. Il 1989 rappresenta il momento in cui per la prima volta i bambini non vengono visti come oggetti passivi da assistere, ma come persone che partecipano in modo attivo alle decisioni da prendere. La Convenzione ONU affiancò ai diritti universalmente riconosciuti, come il diritto al nome, alla sopravvivenza, alla salute e all’istruzione, una serie di nuovi diritti come quello all’identità legale, il diritto al rispetto della privacy, alla dignità e alla libertà di espressione. Il trattato dell’ONU era ed è considerato una delle conquiste più importanti del diritto internazionale, perché ha posto per la prima volta i bambini allo stesso livello di qualsiasi altra persona presente nella società. In moltissimi paesi che hanno aderito a questo trattato, nel corso degli anni, ci sono stati alcuni cambiamenti rilevanti, come il divieto di punizioni corporali, l’istituzione di sistemi di giustizia minorile separati da quelli per gli adulti e l’approvazione di sanzioni per tutti quei genitori che abbandonano o abusano dei propri figli.  Il 20 novembre del 1989 il mondo, attraverso la convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, ha promesso ai bambini che avrebbe fatto di tutto per proteggere e promuovere i loro diritti e per consentire loro di crescere e di esprimersi liberamente. Ancora oggi, però, dopo quasi trenta anni dalla Convenzione, oltre 150 milioni di bambini sono costretti a lavorare rinunciando all’istruzione e al gioco, ed è quindi evidente che l’applicazione effettiva del trattato non sia stata immediata; anche perché è tutt’altro che facile rendere concreti i principi generali astratti.

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