Il dodo, di Gabriele Zugni

Il dodo era un uccello columbiforme (dal corpo tozzo e dalla testa piccola) proveniente dall’isola di Maurtis. Era un uccello che non sapeva volare, quindi nidificava sulla terra, mangiava frutti e si estinse verso la metà del XVII secolo con l’arrivo degli olandesi e portoghesi. L’antenato del dodo era capace di volare, ma perse tale capacità per l’assenza di predatori e per le migrazioni limitate che comportarono il mancato sviluppo delle ali e lo sviluppo degli arti posteriori e del becco. Questi elementi rendono più probabile la tesi dell’introduzione da parte dell’uomo di specie aliene (non provenienti da altri pianeti, ma da altre parti del mondo). I discendenti del dodo sono le colombe coronate e il piccione dentato. Queste specie aliene potrebbero aver distrutto e abitato l’Habitat del dodo. Sebbene la carne del dodo non fosse molto gradita, le uova erano comunque commestibili. L’ultimo avvistamento di un dodo avvenne nel 1662, mentre la data d’estinzione si può collocare nel 1681. Stanley A. Temble scoprì che con l’estinzione del dodo era diminuito notevolmente il numero di tambalacoque (piante molto diffuse nell’isola dell’animale,) quindi ipotizzò che il dodo e la pianta dipendessero uno dall’altro. Il dodo mangiava i frutti e portava i semi con sé; facendoli cadere, li piantava. Nel 1977 Temple pubblicò sulla rivista Science la sua ipotesi, che si diffuse tra gli studiosi fino a che si trovarono altri esemplari di tambalacoque, che negarono tale affermazione.

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